Tecnologia “vestibile”

Stiamo per assistere ad una nuova tappa nell’evoluzione tecnologica, rappresentata da una nuova categoria di prodotti che esprime una fase più matura del rapporto tra le persone ed il digitale, denominata “Wearable tech”, cioè tecnologia indossabile.

Sebbene la nuova tecnologia presenti ancora dei limiti, in un futuro non tanto remoto, il suo utilizzo inciderà profondamente sulle nostre vite.

Piuttosto che dilungarmi su spiegazioni tecniche difficili da intendere per i neofiti, preferisco invitare i lettori ad approfondire la questione su Internet, sapendo che Google ha sperimentato degli occhiali, detti appunto “Google glass”, che funzionano come uno smartphone ma che si pongono sul viso come degli occhiali.

Aggiungo che già vi sono dei concorrenti agguerriti, come l’italiana Glassup, Epson ed altri.

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Nazionale di calcio: ed ora?

La partecipazione alla Confederation Cup, che secondo me andava evitata, visto che occorreva far riposare i calciatori per il prossimo campionato, che precederà i Mondiali, ha fornito, se non dei verdetti, almeno delle indicazioni importanti:

1. Portiere: Buffon, classe 1978 (= 35 anni), ha visibilmente i riflessi “rallentati” e “becca” reti che un portiere di quel livello mai e poi mai dovrebbe prendere (vedasi la quarta contro il Brasile, ma anche la seconda). Di conseguenza, Prandelli alterni Salvatore Sirigu (Paris Saint-Germain) e Federico Marchetti (Lazio) a seconda degli avversari, utilizzandoli come portieri del “futuro prossimo”, e prepari il “futuro remoto”, facendo fare esperienza anche al giovane portiere Mattia Perin, in forza al Pescara nello scorso campionato;

2. Pirlo, classe 1979 (= 34 anni), De Rossi, classe  1983 (= 30 anni) e Chiellini, classe 1984 (= 29 anni),  sono visibilmente “logori”, soprattutto gli ultimi due, si “rompono” spesso, mentre il primo, non regge più il ritmo e corre molto meno che in passato; Prandelli pensi ai futuri sostituti;

3. l’Italia ha sempre avuto delle difese fortissime, quella attuale fa piangere (o ridere, dipende dai punti di vista): Barzagli, classe 1981 (= 32 anni), un pachiderma, buono se in forma, ma vulnerabilissimo se fuori forma (vedi Confederation Cup), Bonucci, classe 1987 (= 26 anni), è discreto, nulla più;

4. Giaccherini, Maggio, De Sciglio e Candreva sono quelli che sono sembrati i più freschi fisicamente, meritano la riconferma;

5. a centrocampo, Montolivo, Aquilani, Marchisio, sembrano giocatori normalissimi, l’Italia per puntare in alto, ha bisogno di molto di più;

6. l’attacco, dov’è? E’ vero che l’Italia ha sempre stentato in avanti, ma adesso, la crisi è enorme: Balottelli, quando non si fa espellere, gioca da solo, non gioca mai per la squadra e se ne hai bisogno per difenderti, giochi 10 contro 11, Gilardino, classe 1982 (= 31 anni), pur bravo, non è più quello dei tempi del Parma, Giovinco è troppo gracile, El Shaarawy non mi sembra un fuoriclasse, “pepito” Giuseppe Rossi, classe 1987 (=26 anni), viene da due gravi infortuni, non sappiamo come riprenderà e comunque da solo non basta, Osvaldo, classe 1986 (=27 anni), è aduso a farsi espellere, anche se è un centravanti di movimento molto valido;

7. Per il resto, Abate è discreto, ma soggetto ad infortuni, Astori non mi sembra da “Mondiale”, Cerci può migliorare (ha 25 anni), ma lo vedo “ingabbiato” nello schema della Nazionale, Diamanti ha comunque 30 anni.

Quindi, Prandelli ha di che pensare: continuando con questi uomini, se riesce a farli entrare in forma, possiamo giocare alla pari o quasi alla pari con Spagna e Brasile, ma data la nostra notoria sterilità offensiva, andiamo ai supplementari e, se non becchiamo una rete, ai rigori, dove siano NOTORIAMENTE inferiori, finendo sempre per perdere (Buffon non vede le punizioni, figuriamoci se para i rigori!!!!). Guardi meglio le indicazioni che gli fornisce il campionato ed abbia il coraggio di accantonare, o quanto meno di relegare in panchina o tribuna i “Senatori” se “spelacchiati” ed ormai senza più “colpi in canna” (salvo una miracolosa cura ricostituente).

FORZA AZZURRI!!!!

 

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Imposizione fiscale: pagano sempre gli stessi!

Metto velocemente assieme alcuni passi tratti dagli articoli indicati a piè di pagina. Essi, ancora una volta, mostrano come la situazione non cambi, nonostante i proclami e come, in aggiunta, le vessazioni si sommano ad una ripartizione del carico tributario palesemente ed  esageratamente iniqua, nonostante gli sforzi (sforzi?) dell’Amministrazione finanziaria italiana:

  1. L’82 per cento. E’ la quota del reddito complessivo Irpef assicurata dai redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Con buona pace del principio di progressività stabilito nel dettato costituzionale …… <<La percentuale di lavoratori dipendenti e pensionati …. è in realtà ancora più alta, se si considera da un lato che la prima abitazione (valore 8,5 miliardi) non concorre alla formazione dell’imponibile e dall’altro che i redditi di lavoro autonomo, impresa e partecipazione sono al lordo dei contributi previdenziali (ndr nei dati riportati nell’articolo), mentre quelli dei salariati sono al netto>>;
  2. Ma quante sono le ingiustizie che ci avvelenano la vita? …. ingiustizie di Stato …. PER ESEMPIO ….. il furto del motorino. Non basta sporgere denuncia ai carabinieri, devi  anche pagare un bollettino per la <<perdita di possesso>>: cornuto e mazziato“;
  3. Che gli italiani non fossero più il popolo di risparmiatori di qualche anno fa era ormai evidente da tempo. Difficile fare le <<formichine>> quando il potere d’acquisto si riduce in modo drastico e quando la recessione abbassa significativamente le capacità reddituali di un nucleo familiare.“.

Ognuno può fare le sue considerazioni, ma una sottolineatura qui è d’obbligo: i già tartassati dipendenti pubblici e pensionati, vedono praticamente annientate le possibilità di risparmio e subiscono (questa volta al pari degli altri “fiscalmente privilegiati”) angherie che l’Ente pubblico per eccellenza non dovrebbe permettere …. Quando verrà posta la parola “FINE” alla burocrazia ed ai danni che ha provocato?

Fonti:

1. Stefano Livadiotti, Fisco iniquo. C’è reddito e reddito, L’Espresso n. 22 6 giugno 2013 pagina103

2. Michele Ainis, Vessati d’Italia unitevi. E ribellatevi, L’Espresso n. 22 6 giugno 2013 pagina 11

3. Maximilian Cellino, Crolla il risparmio delle famiglie, Il Sole 24 ore n. 123 7 maggio 2013 pagina 2

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I problemi nostrani sono opportunità colte al volo altrove!!!!! Vedi escrementi canini

Tantissimi sono i cani che sporcano le strade, nonostante siano accompagnati dai padroni, molti dei quali non si preoccupano di portare con se la “tenuta regolamentare”.

Ovunque camminiate, le vostre scarpe sono a … rischio. Chi controlla? Chi fa applicare la legge? Chi commina le sanzioni?

In Inghilterra, tanto per cambiare, il problema è stato tramutato in fonte di profitto: la Streetlkeen, utilizzando 500 chili di escrementi canini, con una centrale che utilizza tale materia prima, soddisfa il fabbisogno energetico di circa 60 case!!!!!

E’ una grande innovazione, se si tiene conto che nel Regno Unito 700.000 tonnellate annue sono gli escrementi di cane prodotti. Fate la proporzione e ricavate quanta energia si può produrre. In Italia che cosa si aspetta???????????

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L’antica colonia di “Trinacria”, oggi “Santa Clara” in Paraguay

A 250 chilometri a nord-est di Asunciòn, capitale del Paraguay, si trova un paese la cui popolazione è in maggioranza di origine italiana, siciliana per la precisione. Le case sono basse con giardini, dove si coltivano ortaggi e fichi d’india, probabilmente portati qui dagli avi degli abitanti di origine siciliana. Vi è chi ancora parla il dialetto degli avi: entrando nelle case sembra che il tempo si sia fermato, le case riproducono gli interni delle case rurali siciliane di 60 anni fa! Vi trovate la bandiera italiana, il Rosario, statue di Santi, ricette di cucina siciliana.

La venuta in Paraguay degli antenati risale al 1898, quando un gruppo di circa 200 famiglie, dalla provincia di Ragusa, si mosse, si imbarcò per Genova a bordo di una nave che via Buenos Aires, giunse in Paraguay. In Italia, vigeva ancora il latifondo ed in Sicilia un sistema ancora “feudale”, per cui, l’unica possibilità di diventare padroni della terra che coltivavano per i contadini era quella di emigrare in cerca di fortuna.

Fu l’Avvocato Catanese De Stefano Paternò ad ideare il tutto, attratto dalla possibilità di creare una colonia agricola nelle fertili terre del Paraguay. Giunti a destinazione, i coloni si ritrovarono, invece, in una terra ostile, con la foresta ed animali sconosciuti e feroci da fronteggiare. Non si poteva tornare indietro, perciò, i malcapitati si diedero da fare ed originarono la colonia, dove ancora oggi prevalgono gli ideali comunitari.

Approfondimenti:

“Metti Ragusa in Paraguay”, L’Espresso n.19 16 maggio 2013, pagine 78-85

 

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Eliminare le province o le regioni?

Venerdì 8 marzo, la Società Geografica Italiana, in occasione dell’evento “Il riordino territoriale dello Stato. Riflessioni e proposte della geografia italiana”, ha presentato la nuova mappa amministrativa del nostro Paese, frutto di un lungo lavoro ventennale della Società Geografica in vista del riordino territoriale dello Stato.

Dalla carta ridisegnata dell’Italia, che è riportata in questa pagina web www.societageografica.it/images/stories/carta_italia.jpg, si evincono i 36 “eco-sistemi urbani”, individuati collegando i capoluoghi di Provincia sulla base di legami storici, geografici ed infrastrutturali. Le Regioni e le Province scomparirebbero ed il loro posto, quindi, verrebbe preso da organismi politico-amministrativi a cui dovrebbero essere attribuite le competenze degli Enti che scomparirebbero.

Per quanto ci riguarda, come Irpini, si tratterebbe di una soluzione corrispondente alla crezione della c.d. Regione dei “Due Principati” sostenuta dal Prof. Martone. Sicuramente molto meglio dell’attuale “sudditanza napoletana”!

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East London Tech City, Skolkovo Valley e simili: l’Italia dorme?

Nel mondo odierno, la capacità di innovare è diventata fondamentale, visto che rappresenta lo strumento che consente la sopravvivenza di interi settori dell’economia: chi si ferma “rimane al palo“!

Cosa facciamo in Italia? Spendiamo somme enormi per mantenere in vita enti inutili, per strapagare parlamentari e persone che vivono di “luce riflessa” nei loro dintorni, e perciò siamo costretti ad effettuare tagli a comparti strategici (leggasi Cultura) o necessari (leggasi Salute e Previdenza).

La Cultura è il fulcro attorno al quale “gira” il mondo e la sua capacità di crescita. Bene lo hanno capito i Cinesi, che ormai sono dappertutto, le università brulicano di ragazzi e ragazze cinesi, intelligenti e studiosi: la Cina sta ponendo le basi per lo strapotere futuro, per il momento, comincia a dominare.

Se la tecnologia è”strategica”, logico sarebbe investire massicciamente in essa ed ancora prima nella Cultura che ne rappresenta il logico antecedente. Non è un caso, che gli Inglesi abbiano creato la East London Tech City ed i Russi la Skolkovo Valley, giusto per fare alcuni esempi, in modo da poter rivaleggiare quanto prima con la Silicon Valley californiana.

Vi suggerisco di navigare i seguenti siti web per approfondire l’argomento:

tcioTech City Investment Organisation

http://www.techcityuk.com/#!/home

Tech City Map

http://www.techcitymap.com/index.html

Tech city in east London ‘bigger than thought’

http://www.bbc.co.uk/news/uk-england-london-18673503

Tech City: two years in, how is east London’s technology hub faring?

http://www.guardian.co.uk/technology/2012/oct/28/tech-city-rohan-silva-interview

Skolkovo: Russian ‘Silicon Valey’

http://masterrussian.com/russia/skolkovo.htm

Skolkovo, il futuro in un “cubo”

http://russiaoggi.it/articles/2012/08/10/skolkovo_il_futuro_in_un_cubo_16589.html

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Riordino delle Province: che fine farà il personale?

In merito alla tematica del riordino delle Province, interessante è l’articolo “L’espianto provinciale e il pianto del personale” di Fabio De Rossi, pubblicato su “Il Mondo” n. 43 del 16 novembre 2012, alla pagina 15.

Personalmente ritengo che pochi, pochissimi, siano quelli contenti dell’opera del governo Monti, nato in un momento di estrema difficoltà per l’Italia, e quindi, costretto ad adottare alcune misure dure ed inevitabili, anche se impopolari. Fin qui, nulla da dire. Tuttavia, dai tecnici di tale governo ci saremmo aspettati alcune ricette originali, che ci avrebbero consentito di migliorare notevolmente la situazione, almeno di porre le basi per raggiungere tale obiettivo. Molti dei provvedimenti adottati o in via di adozione, meramente “ragioneristici”, invece, sembrano presi da persone che vivono un contesto totalmente differente dalla stragrande maggioranza degli Italiani, che “sulla propria pelle”, stanno subendo la crisi (si pensi all’incredibile proposta di elevare a 24 ore in classe la presenza dei professori, dimenticandosi che quelle rappresentano solo una parte del monte-ore complessivo). Le misure prese o annunziate non sembrano affatto in grado di migliorare la situazione, anzi, potrebbero aggravarla, pesando su quelli che già soffrono.

Quindi, davvero efficace è la metafora del paziente affetto da tumore a cui è ricorso l’Autore dell’articolo sovraindicato (che vi riporto quasi integralmente): “I luminari dell’economia somigliano sempre più spesso ai medici <<spaccaossa>> del passato. Appena sentono puzza di bruciato … si riuniscono in consulto e decidono di amputare, segare, salassare. Applicano terapie drastiche nel corpo bulimico ed ipocondiaco del Paese, salvo poi rendersi conto che la gangrena (pare che in termini scientifici si dica proprio così …) rischia di estendersi per mancanza di una posologia efficace. Prendiamo per esempio il caso delle Province soppresse … Ne sono state tagliate 35 su 86 …. Quello che, al momento, nessuno pare in grado di diagnosticare con certezza è che fine faranno i dipendenti degli enti espiantati …. Pare di capire che il cancro degli esuberi possa essere scongiurato da ricette quali la mobilità, il riassorbimento associato al blocco del turn over e delle nuove assunzioni. Cioè con una cura che comporta altri costi per il corpo sociale … e parecchie nuove patologie per il personale delle regioni che, in parte magari, non ha altra colpa se non quella di aver costituito per decenni l’arteria elettorale di quei politici per i quali, oggi, si studia l’eutanasia. Verrebbe da chiedersi: se c’era da amputare il bubbone della burocrazia non sarebbe stato meglio un accanimento terapeutico per tutte le Province, magari prevedendo per tempo una seria profilassi di ricollocamento del personale? Ma c’è da dire che ormai le operazioni più frequenti sono quelle di chirurgia estetica. Una bella blefaroplastica e via le rughe a zampe di gallina. Attenzione però, si rischia che gli occhi rimangano fin troppo aperti. Spalancati.

Si, è proprio così, mi sembra di ricordare le c.d. operazioni di “window dressing”, cioè quelle operazioni contabili effettuate a fine anno, ad esempio, da aziende, gestori di fondi, banche, in modo da far apparire la situazione aziendale migliore di quella reale!

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I politici all’estero ed in Italia (anche in Irpinia)

Ho appena finito di leggere un articolo pubblicato sull’ultimo numero de “Il Mondo“, precisamente il numero 42 del 9 novembre 2012,  a firma di Fabrizio Salina, uno pseudonimo utilizzato da un importante uomo politico. L’articolo è intitolato “Addio poltrona, ora faccio politica“, un paradosso efficacissimo per illustrare la drammatica situazione italiana ed, indirettamente, per evidenziare quanta distanza ci sia tra in nostri politici e quelli stranieri.

Ricordo due personaggi politici di due Paesi dove sono “di casa”, proprio per spiegare tale differenza:

  • Anthony Charles Lynton Blair, detto Tony Blair, è stato Primo Ministro del Regno Unito dal 2 maggio 1997 al 27 giugno 2007 ed è stato il primo ministro più a lungo in carica (nonché l’unico a capo del partito laburista vincitore per tre elezioni politiche consecutive). Nonostante ciò, annunziò che si sarebbe ritirato, avendo “fiutato” il cambiamento politico in atto e l’indebolimento del suo schieramento;
  • José Luis Rodríguez Zapatero, socialista, Primo ministro spagnolo in due tornate elettorali (2004 e 2008),  il 2 aprile 2011 annunziò che non si sarebbe ricandidato alle elezioni del 2011 ed, a seguito della sconfitta patita dal suo partito in tali elezioni, si dimise il 21 dicembre di quell’anno.

Quindi, come vedete, all’estero, la regola è che quando i politici si rendono conto che il loro ciclo politico volge al termine, intelligentemente e dignitosamente, si defilano, consci del fatto che sarebbe irragionevole sfidare l’implacabile decorso del tempo ed i nuovi orientamenti degli elettori.

Tutto il contrario di ciò che accade in Italia, dove la nostra classe dirigente sembra avere l’istinto a defilarsi dal “fronte” in caso di difficoltà, ma non per abbandonare definitivamente le “poltrone”, ma semplicemente perché temporaneamente si colloca in una trincea meno vulnerabile e, quindi, più facilmente difendibile, sempre pronta a “ributtarsi nella mischia”.

I politici nostrani non hanno ancora capito che il “vento” è cambiato, non a caso, il consenso verso Grillo ed il suo schieramento 5 stelle, continua a crescere, avendo già raggiunto percentuali a due cifre. E come meravigliarsi, visto che negli ultimi venti anni, quale che sia stata la “bandiera” del governo, vi sono state solo promesse non mantenute, il debito pubblico è rimasto un enorme macigno, le Istituzioni non sono state rinnovate? Come meravigliarsi della diffusa sfiducia verso la classe politica italiana e del crescente astenzionismo?

Venendo al caso Irpinia ed in particolare alla disgraziatissima vicenda “Avellino Capoluogo“, ormai tanto si è scritto ed è tantissimo stato detto. La figuraccia fatta dai politici irpini è stata vergognosa, tuttavia, c’è tempo per rimediare, anche se, ormai, la speranza è data dal fatto che il disagio è generale, visto che altre Province si trovano nella nostra sciagurata condizione: per cui, speriamo che i relativi parlamentari si uniscano a difesa della causa comune. Ma, purtroppo, “Chi di speranza vive, disperato muore” …. E noi Irpini siamo da tempo agonizzanti!

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L’Italia dei privilegiati: i notai

Di seguito, leggerete un breve articolo che avevo scritto il 2 novembre 2012 in merito all’oggetto di cui sopra, che ha provocato tantissime reazioni, dimostrazione palese che quando si “pesta i piedi” a qualcuno, questi reagisce veementemente, spesso a sproposito o, comunque, in maniera esagerata! Il mio articolo non era diretto contro i notai, ma a favore degli aspiranti tali, purtroppo il suo senso è stato frainteso!!! Mi attendevo una reazione da parte dei notai, sia pure pacata, visto che immagino tali professionisti come persone preparate e di classe, e non certamente da parte dei praticanti, a favore dei quali avevo steso poche righe. I notai (o almeno quelli che, da quanto si legge su questo blog o nelle e-mail che mi hanno scritto), si sono mostrati, generalmente, salvo eccezioni, più ragionevoli, come si comprende dal tenore dei due seguenti passi: “il tono esacerbato di chi insulta, come alcuni miei colleghi hanno fatto con lei, francamente non lo gradisco“; “cercherò di dare il mio contributo per svecchiare la categoria, nei confronti della quale io sono per molti aspetti attualmente molto critico e modificare il sistema“.

Al contrario, risentitissima è stata la reazione dei praticanti, cioè di coloro i quali aspirano a svolgere la professione di notaio, studiano duramente per questo e che, proprio a causa del sistema che ho criticato a loro favore, mai riuscirano a svolgere la professione ambita, almeno la maggior parte di essi!

Con molta probabilità, la ragione di tale astio, come molti hanno scritto, è che essi hanno potuto pensare che non mi piacciano i notai; errato, come potrei se un mio bisnonno esercitava tale nobile professione? In così poco spazio non potevo sviluppare un discorso approfondito, ben conscio del fatto che un breve articolo viene letto, uno lungo no!!!! Per quelli che hanno equivocato, e spesso reagito offendendo (alla faccia dei notai o praticanti, che classe!), sintetizzo i tre concetti che mi sembrava allora aver espresso chiaramente:

1. Le barriere legali all’esercizio di una professione liberale non solo sono ingiuste, ma non garantiscono, come ci si rende conto leggendo delle vicende in merito ai PROBLEMI sorti nello svolgimento delle prove di un concorso del 2010, A CUI solo una delle persone che hanno avuto da ridire ha fatto cenno nel blog dei praticanti notali romoloromani.it che tanto mi ha attaccato: “Un nuovo concorso, fatto ad penam segugis come quello del 2010, equivarrebbe a darsi con la zappa sui piedi!“. Ecco come vennero illustrati su Internet i problemi (o PROBLEMONI?) del concorso 2010:

In aggiunta, verificate di persona come tantissimi Paesi non contemplino tale figura:

http://www.notaires.fr/notaires/cartographie-du-notariat-dans-le-monde

2. Auspicavo (ed auspico) un allargamento del numero dei notai, a questo serviva il confronto numerico con altri Paesi, e particolarmente con la Francia, visto che 5.000 notai in Italia mi sembravano (e mi sembrano) pochi, a fronte degli 8.000 Transalpini, anzi, di più! A voler essere precisi, leggete quanto è riportato sul sito ufficiale dei notai francesi: “L’annuaire des notaires de France vous permet d’effectuer des recherches sur près de 9 000 notaires en exercice et plus de 4 500 offices répartis sur les départements de la métropole et d’outre-mer”;

3. Era ovvio (e non c’era bisogno di scriverlo a caratteri cubitali) che non si può confondere il notaio di “civil law” come da noi con il notary public degli U.S.A : avevo ripreso l’esagerato esempio dall’articolo del Prof. Ainis (che chi protestava poteva leggere, visto che ne avevo indicato gli estremi a piè di pagina), per riportare il riferimento numerico, che serviva a sottolineare, in Italia, il ridotto numero dei professionisti e le conseguenze per l’utenza, sia economiche (es. tariffe non esigue) che non economiche (es. non è detto che un notaio sia disponibile “dietro l’angolo”). Cosa che persino un praticante (suppongo sia tale) ha evidenziato sul sito romoloromani.it: “Attenzione a liquidare in modo semplicistico (“discorsi da bar”) le questioni sottese agli argomenti trattati dal Professor Ainis e ripresi dal Professor Violante: penso che sia ormai chiaro a tutti (o, per lo meno, dovrebbe esserlo …) che l’evoluzione della professione vada verso una sempre maggiore importanza dei principi legati alla concorrenza ed alla competitività delle tariffe applicate ai clienti. Il numero esiguo dei notai (e soprattutto le vecchie tariffe, ancora oggi utilizzate in larga parte) di per sè non favoriscono quanto evidenziato”.

A fronte di tali pacifiche affermazioni, vi è stato chi, nella sostanza, mi aveva accusato di non avere titolo per scrivere in merito, al che ribadii che ne avevo, sintetizzando alcuni titoli che avevo conseguito (non certo per vantarmene, ma per far capire all’interlocutore che scrivevo con cognizione di causa). Essendo stato il mio blog personale letteralmente preso d’assalto, suppongo che tale interlocutore abbia “chiamato a raccolta la categoria”, ed alcuni suoi partecipanti (notai o aspiranti notai) mi hanno persino accusato di censurare i post non pubblicandoli o non rispondendo: se avessero letto le avvertenze del mio blog, avrebbero compreso che si tratta di un blog non professionale, pertanto, aggiornato quando e se ne ho voglia (e me ne ricordo). Nonostante ciò, sacrificando notevole parte del mio tempo libero, sinora, sono riuscito a rispondere ad oltre 70 (alla data del 17 novembre addirittura settantasei, talvolta lunghi post, oltre che diverse e-mail giuntemi direttamente nella casella di posta elettronica) !!! Con la differenza che mentre le mie risposte sono state generalmente pacate, molti si sono scagliati contro chi ha espresso un’opinione contrastante con la loro, probabilmente perché temevano che ciò rischiasse di intaccare il loro “orticello”, cosa lungi dal rispecchiare la realtà.

Ciò premesso, ed aggiungendo che il discorso successivo potrebbe essere esteso ad altre professioni protette, tipo farmacisti, ecco il BREVE testo che avevo scritto, in cui ho dovuto alla fine ricordare la grande differenza tra il notaio nostrano ed il c.d. notary, che mi sembrava implicita ed ovvia (essendomi rivolto ad una platea di professionisti assai qualificati del ramo giuridico e non a persone a digiuno delle più elementari nozioni di diritto), ma a quanto pare, non lo era.

I privilegi sono causa di diseguaglianze ingiuste, questo è un dato di fatto innegabile. I notai costituiscono una categoria privilegiata, costituendo un numero chiuso, un’assurdità, visto che, da un lato, tanti atti da essi rogati potrebbero esserlo da parte di altri professionisti, tipo dottori commercialisti ed avvocati, dall’altro, per il fatto che si parla tanto di liberalizzazioni e poi si impedisce l’accesso alla professione da parte di tanti che ne avrebbero capacità e titoli.

In Italia, i notai sono meno di 5.000, mentre in Francia sono 8.000 ed in Germania 12.000 . Il reddito medio di un notaio italiano è pari a 327.000 euro annui. Giustamente, è stato osservato (Michele Ainis) come “ogni notaio è come Giano bifronte: libero professionista e pubblico ufficiale, con gli agi e i vantaggi di entrambe le categorie … la legge notarile risale al 1913, ai tempi del quarto governo Giolitti. Una propaggine del regno d’Italia che s’allunga sulla Repubblica italiana“.

Negli Stati Uniti, ci sono ben 4.800.000 (quattro milioni ottocento mila!!!) “notai”. Perché? Perché ogni cittadino può candidarsi attraverso il sito della National Notary Association e seguire un corso di formazione (159 dollari o 99 via Internet), superare l’esame di abilitazione, ordinare il “kit” per l’esercizio della professione (timbro a 16,95 dollari, registro degli atti a 11,95 dollari, certificati precompilati a 9,95 dollari, compendio d’istruzioni a 14,95 dollari). Ciò spiega perché i “notai” siano ovunque ed offrano i loro servizi a costi irrisori. Naturalmente, un corso di formazione non equivale a laurea, sia chiaro, come pure notary public o public notary, o semplicemente notary di “common law” non corrisponde alla nostra figura di notaio, visto che in pratica, identifica le parti contrattuali e ne autentica le firme.

Approfondimenti:

http://www.giornalettismo.com/archives/582051/notai-la-supercasta/

http://www.italiacheraglia.com/index.php/2012/11/08/michele-ainis-idee-per-rafforzare-la-democrazia/

http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/5906_privilegium_ainis.html

National Notary Association: http://www.nationalnotary.org/

Fonte:

“Professione privilegiato” di Michele Ainis, L’Espresso n. 45 – 8 novembre 2012, pagina 65

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